L'offerta delle grandi catene alimentari contempla ormai centinaia di prodotti dalle più svariate sfaccettature... ogni consumatore può trovare il prodotto adatto alle proprie esigenze alimentari: dal vegan, al senza glutine, passando per prodotti senza olio di palma o a basso tenore di colesterolo. Tra questa moltitudine di prodotti "con specifiche caratteristiche", si fa sempre più spazio il "biologico", considerato all'unisono migliore dei prodotti tradizionali.
Una certezza sulla diversità rispetto i prodotti tradizionali è sicuramente il prezzo da pagare: molto più alto dei prodotti in gamma "convenzionale".
Ma siamo sicuri che i prodotti BIO siano realmente migliori? Non tutti, purtroppo... anzi, gran parte di questi prodotti ha una salubrità solo apparente.
La mia vuol essere una provocazione che porti il lettore a prestare attenzione a nomi che richiamano ad un discorso di qualità, spesso non confermata da studi scientifici.
cit. L’American Journal of Clinical Nutrition ha pubblicato nel 2009 una review sistematica dove si puntualizza come i livelli di nutrienti tra il cibo tradizionale e il cibo biologico siano analoghi. Pertanto nessuna qualità superiore, anche se tanto chiacchierata e raccontata.
A puro titolo di esempio citerò un passaggio del dott. Merlini, nutrizionista sportivo che si occupa di atleti professionisti e amatori, il quale, in un suo articolo, ha sottolineato la facilità con la quale si viene tratti in inganno, quando si parla si salubrità dei prodotti biologici e di tutta la filiera.
Nello specifico... sebbene chi ama il biologico, può pilotare la conversazione sul come vengono coltivati i prodotti, l’utilizzo di prodotti di origine naturale e alcuni standard “superiori” nella produzione e nell’allevamento, almeno apparentemente, inviterei a fare
un piccolo salto in un passato neppure troppo lontano, di pochi anni.
Da una pianta tropicale della famiglia delle Leguminose si produsse un insetticida naturale dal nome rotenone, utilizzato nell’agricoltura biologica. Il rotenone si scoprì impattare fortemente sull’ambiente, oltre che possedere un elevato grado di tossicità.
I consumatori riposero fiducia nella maggior sicurezza del prodotto bio e nell'essere fintamente protetti a livello salutistico per l’utilizzo di insetticidi ed erbicidi “naturali”.
L’Associazione Italiana per l’Agricoltura Biologica (AIAB) dichiarò che
"l’utilizzo del Rotenone, seppure di origine naturale, esercita un forte impatto ambientale, con un’elevata tossicità verso i pesci e le api" (citando quanto comunicato dal Comitato Europeo per la catena alimentare).
La scelta di molti consumatori di scegliere il biologico è dettata dalla convinzione psicologica che faccia meglio e che rispetti maggiormente l’ambiente.
Ma non si considera il fatto che la certificazione biologica attesta un preciso processo di produzione, ma non una qualità superiore dell’alimento finale. E anche certificando il processo, abbiamo visto come ci siano alcune assurdità, che addirittura possono pregiudicare la qualità dell'ambiente... mi riferisco soprattutto a chi è convinto della scelta maggiormente ecologica dei prodotti bio.
In base a quanto detto fino ad ora in barba a chi affermerebbe una miglior qualità dell’agricoltura biologica rispetto all’agricoltura tradizionale, sommando questi primi tasselli, potremmo asserire che:
l’agricoltura biologica NON ha una qualità superiore;
alcune scelte del passato in agricoltura biologica non sembrerebbero percorrere una scelta ecologica migliore rispetto all’agricoltura tradizionale.
Per ora un bel buco nell’acqua purtroppo per prodotti che sembrerebbero solamente costosi, al di là del marchio verde, per i quali ci sarà da attendere ancora un po' di anni, per capire la loro maggiore salubrità (ad oggi non confermata).
Il BIO rappresenta una nuova tendenza?
Oramai la parola “salute” è la nuova parola d’ordine per catturare l’attenzione, convincere le masse e creare un’impennata nelle vendite. Basta decantare le molteplici proprietà dei prodotti bio paragonarle con quelli tradizionali per produrre il richiamo della massa.
Il bio sembra diventato un vero brand: il marchio di chi è cool, di chi rispetta la natura e di chi sceglie sempre il meglio per sè stesso e per la propria salute.
Il biologico oggi è un mercato effimero che non rappresenta la realtà dei fatti ma solo una nuova moda alimentare di lusso (visto il maggior costo del prodotto e la tendenza all'ambientalismo in totale disinformazione di molti consumatori). La "bontà" del biologico è riconosciuta solo da chi il bio l’ha sposato nella sua filosofia.
Purtroppo il prodotto biologico è proprio quello che nessuno vuole vedere sulla propria tavola (in alcuni casi a giusta ragione)... dalla mela parzialmente mangiata dal verme, agli ortaggi ancora sporchi di terra e da lavare.
Oggi però siamo abituati a comprare prima con gli occhi, in negozi che sembrano vere e proprie boutiques, alimenti dai colori sgargianti e dalle forme regolari (come tanti bei soldatini), anche quando il prodotto non ha alcunché di superiore.
Abbiamo perso la capacità di discernere cos'è naturale e cosa no.
E poi: cosa significa “naturale”? Ricolleghiamo il naturale a qualcosa di migliore, quando anche questo termine è scorretto.
Ad esempio... siamo sicuri che i prodotti freschi siano migliori di quelli surgelati??? Dal punto di vista sanitario parrebbe proprio il contrario, ma nell’epoca del “naturale” siamo tutti pronti a ragionare molto d’istinto e poco di testa.
Riflettiamoci su...
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